Secondo la tradizione, la festa di Roch haShana dura due giorni. Roch haShana è l’anniversario della Creazione dell’universo e l’accettazione della sovranità di Dio. E’ anche il periodo durante il quale l’uomo viene giudicato da Dio e deve quindi riflettere sulle proprie azioni per potere espiare i propri peccati. Il periodo di pentimento dura fino alla festa di Yom Kippur, giorno in cui verrà presa la decisione definitiva per chi è rimasto in una situazione incerta.
Roch haShana è un’avvenimento tanto gioioso quanto solenne: ci si rallegra ma con gravità, riflettendo sul proprio comportamento tenuto nel corso dell’anno appena trascorso e prendendo buone risoluzioni per l’anno a venire.
Roch haShana, che in ebraico significa “primo giorno dell’anno” (letteralmente “testa dell’anno”), è un giorno di festa, nessuno deve lavorare ed i bambini ebrei vanno a pregare in sinagoga con i loro genitori.
UN GIORNO DI RIFLESSIONE
Il primo giorno dell’anno, gli ebrei religiosi si recano in sinagoga per un giorno di preghiera e di riflessione. La celebrazione assomiglia a quella del sabato ma comporta molte altre preghiere, meditazioni e benedizioni particolari a questo giorno in cui viene affermata la sovranità di Dio.
Durante l’ultima parte della cerimonia, la lettura di testi e poemi scritti nel medioevo viene intervallata dal suono dello shofar, un piccolo corno di montone nel quale l’ufficiante soffia a più riprese.
Nel corso dei 10 giorni che trascorrono da Roch haShana a Yom Kippur , i credenti fanno un esame di coscienza e chiedono a Dio di concedere loro il perdono. Ognuno di loro deve chiedere perdono a quelli e a quelle che ha offesi durante l’anno, perchè Dio concederà il suo perdono solo a questa condizione.
Il pasto che segue è un pasto di festa durante il quale è consuetudine iniziare con una pietanza dolce (spesso un pezzo di mela bagnato nel miele) affinché l’anno che incomincia sia clemente. Su un vassoio si dispone della frutta di stagione, in particolare melograni per simboleggiare un nuovo anno di dolcezza.
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