La volpe e la cicogna erano buone amiche da sempre. Un giorno, la volpe invitò la cicogna a pranzo e le servì un buon brodo in una ciotola, un piatto molto basso e largo. La povera cicogna, con il suo becco lungo, non riuscì proprio a berlo e rimase a bocca asciutta!
La cicogna invitò a sua volta la volpe a pranzo e preparò un delizioso pasto che servì in una bottiglia con un lungo collo… la cicogna mangiò avidamente grazie al suo lungo becco ma la volpe… non riuscì ad assaggiare neache un boccone di quel cibo succulento.
La cicogna ammonì:”L’esempio l’hai dato tu, sopportane le conseguenze.”
Versione di Jean de La Fontaine:
Monna Volpe un bel dì fece lo spicco e invitò la Cicogna a desinare.
Il pranzo fu modesto e poco ricco, anzi quasi non c’era da mangiare.
Tutto il servizio in ultimo costrutto si ridusse a una broda trasparente servita in un piattello.
Or capirete se, in grazia di quel becco che sapete, la Cicogna potè mangiar niente.
Ma la Volpe in un amen spazzò tutto.
Per trar vendetta dell’inganno, anch’essa la Cicogna invitò la furba amica, che non stette con lei sui complimenti.
La Volpe, a cui non manca l’appetito, andò pronta all’invito.
Vide e lodò il pranzetto preparato, tagliato a pezzi in una salsa spessa, che mandava un odore delicato.
Ma il pranzo fu servito per dispetto in fondo a un vaso a collo lungo e stretto.
Ben vi attingea col becco la Cicogna per entro la fessura, ma non così Madonna Gabbamondo, per via del muso tondo e non ridotto dell’anfora alla piccola misura.
A pancia vuota e piena di vergogna, se ne partì quell’animale ghiotto mogio mogio, la coda fra le gambe, come una vecchia volpe malandrina che si senta rapir da una gallina.
Vuol dimostrare questa favoletta che chi la fa l’aspetta.
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