O Betlemme, città del Natale,
dunque è ritornato il tempo
in cui devi tu rallegrare di nuovo
il mondo, il mondo universo.
Quei che credono e quei che non vogliono
battere la via angusta della croce,
si trovano insieme, comunque, a Betlemme.
Ahi, forse il Verbo di Verità è per certuni
soltanto una bella, una vecchia leggenda!
Eppure quella prima notte, quel primo Natale, negli anni remoti di Erode,
torna a loro nella mente ogni anno,
quando le campane suonano per Natale,
e debbono anche loro guardare indietro, nei secoli.
Ancorchè pene e fatiche e vanità e bugie
riempiano l’andar lento dei giorni,
vien pure alla fine una notte santa,
una notte che sorge in un altro mondo;
e quando l’anno declina tardo,
giunge come la neve di Dio,
una neve di pace sulla terra.
O neve natalizia di Betlemme,
cadi soavemente in morbide falde,
e semina il grano che deve germinare
nei campi dell’eternità.
Fà cadere in silenzio candidi semi
nei cuori oscura e freddi,
intirizziti dal freddo della notte.
O Bambino Gesù, sulla paglia del presepio
fa’ tacere le voci del mondo.
Non c’è luogo nel mondo
dove abiterei più contento:
portami via dai rischi e dalle cadute,
dammi casa a Betlemme,
presso di te, presso santa Maria.
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