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Era un autunno di tanto tempo fa, uno come tanti. Le foglie si tinteggiavano dei colori più caldi preparandosi al rigido inverno.
L’aria fresca del pomeriggio era solita formare una nebbiolina che si diradava tra i vecchi rami degli alberi nel fitto bosco di Connemara, in Irlanda. Popolato da una numerosa varietà di esseri viventi, Connemara non era un bosco come gli altri, aveva qualcosa di speciale che nemmeno gli abitanti della contea sapevano spiegare.
Clark e la sorellina Bette erano soliti imboccare un piccolo e stretto sentiero per raggiungere il centro del paese, dove si trovava la scuola. Una mattina, mentre il sole asciugava la rugiada che aveva bagnato l’erba dei prati, Clark proseguiva il suo cammino verso la scuola respirando a pieni polmoni l’aria frizzantina e profumata dai fiori che comparivano qua e là lungo il percorso. I due fratelli incontratisi a metà strada con Michy, una loro compagna di classe, ripresero il cammino ma, dopo pochi passi, la loro attenzione fu attirata da una farfalla che svolazzava attorno a Clark con insistenza. Il bambino cercò inutilmente di allontanarla con le mani, ma era come se quella farfalla, dai mille colori, volesse dire loro qualcosa. Fu così che decisero di seguirla. Si misero a correre e si ritrovarono in uno strano sentiero, completamente diverso da quello che li avrebbe dovuti portare a scuola. I tre fanciulli s’inoltrarono nel bosco di Connemara ed intravidero la fioca luce dei raggi del sole che attraversava le folte chiome degli alberi.
All’improvviso la farfalla si fermò e con lei anche i bambini. Si guardarono attorno per cercare di capire dove si trovassero. Clark intuì che la farfalla non si era fermata in un posto qualunque, bensì vicino ad un’imponente quercia.
Questo enorme albero, davanti agli occhi sbalorditi dei ragazzi, cominciò a sradicarsi dal suolo, formando una grande apertura sotto di sé.
Spinti dalla curiosità, i fanciulli, si avvicinarono alla voragine e vennero improvvisamente risucchiati, scivolando lungo una discesa buia e presto si ritrovarono sul fondo. Increduli iniziarono a chiamarsi reciprocamente per assicurarsi che tutti stessero bene.
In quel luogo ogni cosa si mostrava diversa: davanti a loro apparivano una miriade di fiori variopinti, acque cristalline che zampillavano lungo i torrenti e tanti animali di specie diverse, si muovevano liberamente lungo i sentieri.
Con grande sorpresa Bette, guardandosi attorno, si accorse che al posto delle mani aveva due splendide ali azzurre, Clark, invece, guardò dietro di sé e vide una lunga coda scodinzolante. Cercò di dire qualcosa alla sorellina, ma dalla sua voce uscì un goffo abbaiare.
Anche Michy non si trovava più nel suo corpo da bambina, ma era diventata un orsetto bruno con il pelo tutto arruffato.
Ormai quel luogo era parte di loro, perfino il tempo passava in secondo piano, era tutto così diverso dalla vita normale, ognuno aveva rispetto per ciò che lo circondava.
Alcuni animali del bosco si radunarono vicino ai nuovi amici, e una volpe, dal pelo argentato, raccontò loro che quel luogo incantato era invisibile agli occhi degli umani. “Tanto tempo fa”, disse la volpe, “esisteva solo il “Bosco di Sopra”; purtroppo certi uomini non avevano rispetto di noi abitanti del bosco e fu quindi una nostra necessità rifugiarci in un posto più sicuro, dove regnasse il rispetto e la tranquillità”. La piccola Michy, le chiese come avrebbe potuto rendersi utile insieme ai suoi compagni una volta usciti dalla quercia. La volpe insegnò loro una parola magica: “E.R.A che significa EDUCAZIONE, RISPETTO E AMORE. Perché solo se amiamo la natura e gli animali possiamo amare anche noi stessi!”.
Ormai la luce del giorno cominciava a dare spazio alla sera e tutti e tre erano contenti ed emozionati all’idea di trasmettere quell’importante messaggio, E.R.A, agli altri bambini della contea e ai loro rispettivi genitori.
Fu così che Clark, Bette e Michy, salutarono la volpe e tutti gli animali, ringraziandoli del loro insegnamento e per il bellissimo tempo trascorso insieme e, sempre guidati dalla farfalla, ritornarono nel Bosco di Sopra riprendendo le loro sembianze umane.
Mentre il nonno raccontava la storia, il piccolo Ruben era sdraiato sul suo letto ascoltando con molta attenzione. “Non si sa se questo bosco sia veramente esistito” proseguì il nonno, “forse è solo una leggenda, ma di sicuro l’insegnamento di rispetto per tutto quello che ci circonda è entrato nei nostri cuori, tanto che furono costruite all’entrata del bosco, dove c’è il cancello, tre piccole statue di bronzo raffiguranti Clark, Bette e Michy con le loro sembianze di animali avute in quelle magiche ore. “Ecco, adesso capisco il significato di quelle sculture che vedo dalla finestra della mia camera”, disse il bambino al nonno.
“Esatto nipotino mio! Tu hai la fortuna di abitare vicino a questo bosco incantato e adesso tocca anche a te trasmettere la parola magica E.R.A. a tutte le persone che incontrerai nel sentiero della vita”, rispose il nonno abbracciandolo.
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